EUROPA / Macedonia: le manifestazioni del primo maggio, le elezioni e il futuro

di Zdravko Saveski, del Movimento di Sinistra “Solidarnost” (testo pubblicato dal portale della sinistra balcanica “Bilten” il 9 maggio 2014)

In Macedonia la sinistra radicale aumenta la sua presenza in piazza e affronta la questione dell’eventuale creazione di un partito. Nonostante le politiche fortemente repressive del governo di destra della VMRO-DPMNE gli spazi che si aprono nella società per un maggiore ruolo della sinistra anticapitalista si ampliano.

Le manifestazioni

Quest’anno le manifestazioni del primo maggio hanno superato le aspettative dei loro organizzatori. Certo, non è iniziata la rivoluzione e il governo vecchio-nuovo non ha vacillato. Eppure il numero dei manifestanti e l’atmosfera che si respirava durante la manifestazione di Skopje fanno sperare che in futuro la sinistra in Macedonia avrà più voce in capitolo.

skopje 1 maggio

La sinistra ucraina organizza manifestazioni per il Primo maggio a partire dal 2009. Le prime tre manifestazioni hanno visto una partecipazione compresa tra le 50 e le 70 persone, nel 2012 è stato fatto un passo indietro e non c’è stata alcuna manifestazione per il Primo maggio, mentre nel 2013 vi è stato un numero record di partecipanti, circa 200. Quest’anno erano previste elezioni presidenziali e parlamentari appena quattro giorni prima del 1° maggio e ciò ha fatto pensare che la gente sarebbe stata meno interessata a partecipare alle manifestazioni del Primo maggio a causa del voto appena svoltosi. Questi dubbi si sono mostrati infondati. Certo, la campagna elettorale ha impedito a molte persone di essere informate dello svolgimento delle manifestazioni. Ma ciò non ha impedito che le manifestazioni di quest’anno fossero le più partecipate e accese che ci siano mai state. Ci sono alcuni motivi per affermarlo:

– Per la prima volta è stata organizzata una manifestazione non solo a Skopje, ma anche a Kumanovo.
– Per la prima volta dopo la reintroduzione del capitalismo all’inizio degli anni novanta alcuni sindacati sono diventati (co)organizzatori di una manifestazione per il Primo maggio. Nel corso degli anni duemila la maggiore confederazione sindacale ha organizzato solo alcuni eventi per la Giornata internazionale dei lavoratori, ma mai una manifestazione di protesta;
– Per la prima volta i manifestanti non si sono limitati a esprimere la loro rabbia per il deterioramento dei diritti dei lavoratori e l’impoverimento della popolazione, ma hanno anche avanzato rivendicazioni, tra le quali quelle di un salario minimo, del diritto di scioperare e del diritto di organizzarsi sindacalmente, che non verranno dimenticate una volta finita la manifestazione.
– Per la prima volta la manifestazione di Skopje è giunta di fronte alla sede del governo, segnando così la fine dell’atteggiamento di molti militanti che evitano azioni del genere per la paura che la propaganda governativa ne possa abusare asserendo che la sinistra sia collegata all’opposizione;
– Per la prima volta il numero dei manifestanti a Skopje è stato chiaramente di tutto rispetto, circa 400 persone, mentre a Kumanovo sono scese in piazza circa 50 persone. Anche se a Kumanovo il numero dei manifestanti è stato inferiore al previsto, per gli standard della Macedonia non si tratta di una cattiva cifra. L’atmosfera che si respirava a Skopje merita un commento a sé. Quest’anno le organizzazioni di sinistra hanno organizzato la manifestazione insieme a quattro sindacati. Ma lo spirito della manifestazione non ne è risultato annacquato, semmai è il contrario. C’erano molte più bandiere rosse rispetto all’anno scorso, sono stati scanditi slogan anticapitalisti e cantate canzoni di sinistra, mentre si è badato con cura che la manifestazione del Primo maggio si svolgesse in un contesto antinazionalista e, cosa ancora più importante, l’Internazionale, l’inno dei lavoratori, è stata cantata di fronte alla sede del governo mentre molti manifestanti levavano il pugno. Una manifestazione può motivare, ma anche demotivare. La manifestazione del Primo maggio di quest’anno ha chiaramente motivato non solo molti militanti, ma anche molta gente comune.

Il contesto

Se la manifestazione è stata un motivo di ottimismo, la situazione complessiva in Macedonia porta invece a essere pessimisti. Nel paese la democrazia sta tramontando e le recenti elezioni di aprile forniscono più di un motivo per affermarlo.

Ovunque la sinistra è insoddisfatta del carattere democratico della democrazia capitalista, ma nella Macedonia di oggi il deficit democratico è alto anche se giudicato con gli standard dei liberali. La corruzione è diffusa, i quadri di partito vengono assunti in massa nella pubblica amministrazione, i partiti hanno occupato ogni istituzione pubblica e ogni centro di potere indipendente, così come il sistema giudiziario. E non è tutto. Il principale canale televisivo indipendente è stato chiuso, mentre altri media indipendenti importanti sono stati messi sotto controllo con scalate finanziarie. Un giornalista è stato condannato a quattro anni e mezzo di prigione e un altro è in attesa di essere estradato. Il leader di un partito di opposizione si trova già in prigione, e un consigliere locale dell’opposizione della municipalità Centar è stato incarcerato. Alcuni mesi fa 17 persone sono state incarcerate con la scusa di avere organizzato una struttura di spionaggio. Infine, le ampie irregolarità commesse durante le ultime elezioni hanno spinto molta gente a chiedersi se l’attuale governo di destra consentirà mai di essere sconfitto per via elettorale.

Le recenti elezioni hanno dimostrato anche la debolezza dell’opposizione. Le irregolarità hanno amplificato la vittoria della destra della VMRO-DPMNE, ma anche senza tali irregolarità questo partito con ogni probabilità sarebbe ugualmente riuscito a sconfiggere i “socialdemocratici” della SDSM. La SDSM ha dimostrato per l’ennesima volta di non essere in grado di mobilitare settori rilevanti della cittadinanza che non sono affiliati al partito. Coloro che non traggono alcun beneficio dagli abusi delle risorse pubbliche sono in maggioranza contrari al governo, considerato largamente come corrotto e non democratico, ma una parte notevole di queste persone non è disposta a votare per l’opposizione. La SDSM ha cambiato la propria leadership e ha candidato alle elezioni volti nuovi. Negli ultimi tempi non si è limitata a parlare solo della mancanza di democrazia in Macedonia, ma ha anche avanzato alcune proposte economiche e sociali che sono timidamente social-democratiche. Ma non è stato abbastanza. La SDSM non ha preso le distanze dal suo passato, che include privatizzazioni criminali, nonché una riduzione dei diritti e della tutela sociale dei lavoratori. Non è riuscita a convincere la gente che le sue timide misure economiche e sociali miglioreranno la vita, né che il partito ha l’effettiva volontà politica di migliorare la vita della gente comune se dovesse tornare al potere. La SDSM ha un’immagine di partito elitista e questa immagine le impedisce di conquistare i favori di vaste categorie di elettori, ivi inclusa quella che dovrebbe costituire la sua principale base elettorale se fosse davvero un partito di orientamento social-democratico, cioè quella dei lavoratori.

Il futuro

In Macedonia ci sono due organizzazioni di sinistra attive: il movimento di sinistra Solidarnost e il movimento per la giustizia sociale Lenka. Lavorano a stretto contatto e sono molto simili: organizzati orizzontalmente, attivi principalmente nel campo della giustizia sociale, con un piccolo numero di membri ma con un accesso al pubblico generale e il supporto di molte persone povere e non privilegiate. Hanno organizzato molte proteste nel corso degli ultimi anni, prendendo inoltre parte a molte altre. A livello istituzionale hanno puntato principalmente all’abolizione di alcune disposizioni di legge che limitano i diritti dei lavoratori mediante iniziative presso la Corte Costituzionale, in qualche occasione con successo. Hanno anche stabilito collegamenti e forme di collaborazione con alcuni sindacati.

Tuttavia, il contesto non democratico, che è andato costantemente peggiorando negli anni recenti ha bloccato ogni modo per influenzare il processo di adozione delle decisioni. Come è avvenuto per molte altre istituzioni, la VMRO-DPMNE ha preso il controllo della Corte Costituzionale e anche le iniziative chiaramente fondate non hanno più la possibilità di essere approvate. Il governo ha una posizione molto rigida (e non democratica) nei confronti delle proteste e l’opinione generale è che non ascolterà la gente nemmeno quando le rivendicazioni saranno di minore entità o le proteste saranno massicce. La scarsa popolarità della SDSM tra i cittadini che non sono membri del partito ha convinto la sinistra (e molti cittadini) del fatto che i socialdemocratici non sono in grado di sconfiggere la VMRO-DPMNE alle elezioni. La sinistra è frustrata inoltre dalla scarsa attenzione, e anche da quello che probabilmente è un atteggiamento poco onesto, della SDSM riguardo ai temi della giustizia sociale in un momento in cui la povertà e le differenze di classe aumentano.

Dovremmo quindi cercare di dare vita a un partito politico e di metterci alla guida di una rivolta sociale e democratica contro il governo. E’ questa attualmente la questione chiave per le organizzazioni di sinistra in Macedonia. Gli strumenti principali di cui disponiamo per influenzare il processo di adozione delle decisioni si sono dimostrati inefficaci. Il principale partito di opposizione ha messo ancora una volta in evidenza i suoi limiti. Che fare in un tale contesto?

Nell’ultimo periodo molti militanti hanno superato i propri umori antipartitici. Ma vi sono ancora molti ostacoli interni ed esterni che rendono il progetto di costituire un partito un compito non certo facile. Negli ambienti progressisti/di sinistra è ancora diffuso un sentimento ultraindividualista e molte persone non sono disposte ad aderire formalmente a un’organizzazione, nonostante ne condividano gli obiettivi e anche quando l’organizzazione in questione è strutturata orizzontalmente e rispetta pienamente il diritto autonomo dei suoi membri di decidere da soli se prendere parte o meno ad alcune attività concrete dell’organizzazione. Senza un numero maggiore di aderenti e senza una partecipazione più attiva delle persone che sono già militanti, ogni piano più ambizioso fallirà. Per quanto riguarda invece i fattori esterni, il numero degli iscritti registrati necessario per dare vita a un partito (1.000 cittadini) è decisamente alto per gli standard macedoni e costituisce una seria sfida. Non vanno sottostimati nemmeno i costi finanziari. Vi è in fine un serio dilemma: ha senso dare vita a un partito se la democrazia è in disgregazione e di conseguenza non vi è motivo per partecipare alle elezioni?

Le manifestazioni svoltesi quest’anno per il 1° maggio indicano che in Macedonia le organizzazioni di sinistra hanno il potenziale per passare dalla prima fase, che consiste nell’essere un fattore politico di minore entità ai margini, all’essere di qualcosa di più sostanzioso e influente. Il concretizzarsi o meno di questo passaggio dipenderà dai militanti, dalla loro disponibilità a dare i propri contributi personali e dalla loro capacità di non limitarsi più solo a pensare e a soddisfarsi di poco. Una cosa è sicura, in Macedonia i lavoratori e gli altri soggetti non privilegiati hanno disperatamente bisogno di qualcuno che guidi la loro lotta per la giustizia sociale

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